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SUL MECCANISMO EUROPEO DI STABILITÀ - Critica Liberale/Non mollare, 3 luglio 2023

Il processo europeo decisionale del nuovo trattato del MES e il rinvio da parte del parlamento italiano del proprio voto in proposito, costituiscono un’occasione per precisarne la valutazione da un punto di vista europeista.


Sin dalla sua creazione, il MES ha rappresentato uno strumento ibrido della politica finanziaria europea, trattandosi di un’organizzazione internazionale dotata di proprie risorse sulla base dei contributi degli Stati membri e a cui ricorrere in sede di eurogruppo.

Il MES è diventato presto ostaggio di un dibattito polarizzato, tra chi lo considera un’indispensabile salvaguardia della moneta comune, e chi, da una posizione sovranista, un’inaccettabile ingerenza nella politica finanziaria nazionale.


Di fatto, il MES ha mostrato i suoi limiti in occasione della pandemia, quando nessuno Stato ha ritenuto opportuno accedervi, al cospetto dell’ampio utilizzo di altre forme di sostegno finanziario quali SURE e il Next Generation gestite direttamente dalla Commissione.


Secondo i Repubblicani Europei, il punto che finora è mancato nel dibattito italiano in occasione della riforma del trattato del MES è la necessità di condurlo organicamente all’interno del perimetro delle istituzioni europee.


Per far questo, auspichiamo che si possa dar ulteriore voce a quella che, a Roma e a Bruxelles, dovrebbe essere una ben diversa riforma del MES, basata su due pilastri. Il primo è la riunificazione dei vari strumenti di sostegno finanziario e di stabilizzazione attualmente esistenti in un singolo schema articolato e posto sotto la gestione della Commissione,. Il secondo è l’integrazione del capitale del MES nel bilancio dell’UE, in modo da trasformarlo in fondo di garanzia pienamente “europeo” da attivare secondo le modalità del metodo comunitario – ovvero con voto a maggioranza qualificata e pieno coinvolgimento decisionale del Parlamento Europeo.

In quanto all’attuale organizzazione internazionale del MES, il Centro Delors – certo non un’entità sovranista o conservatrice – ne ha proposto la trasformazione in un’agenzia specializzata dell’Unione Europea sotto il controllo della Commissione per la gestione del fondo.


Tali misure permetterebbero di superare l’attuale selva di diversi strumenti, creando una maggiore trasparenza e un maggiore controllo democratico.


Queste proposte di critica al MES sono l’antitesi di un’opposizione sovranista al MES, che caratterizza, con tutte le sue contraddizioni, l’attuale maggioranza di destra.

Si potrà obiettare che la maggioranza dei governi europei non è disponibile a questi passi in avanti, che pure non ledono alcun interesse particolare. Non per questo la sfida non deve essere lanciata. Le attuali difficoltà, da parte italiana e non solo, nel controverso processo di revisione del trattato e della sua ratifica, offrono un’occasione propizia – perché i giochi non sono ancora del tutto chiusi.


Da molti anni il percorso d’integrazione europea è ostaggio di un falso europeismo, nocivo quanto lo sono le posizioni sovraniste, rappresentato da un’Europa a trazione inter-governativa, basata sui costanti rapporti di forza tra governi e mortificando istituzioni e strumenti comuni. Il Meccanismo Europeo di Stabilità è un perfetto esempio di questo metodo, e la sua scarsa popolarità nell’opinione pubblica, nonché i limiti evidenti della sua attrattività dimostrati nel rilancio finanziario a seguito della pandemia, sono una dimostrazione in più del fallimento dell’impostazione inter-governativa.


Come repubblicani, riteniamo quindi che il fronte europeista e progressista italiano debba uscire dai limiti ratifica sì/ratifica no. Il magro risultato sarà quello di una ratifica appena rinviata di uno strumento che rappresenta – il che non vuol dire che svolge - una funzione indispensabile nella stabilità della zona euro, ma con limiti evidenti e secondo una concezione dell’Europa molto diversa da quella federalista che costituisce il nostro comune patrimonio.

Su questo auspichiamo un confronto tra chi come tutti noi non si è mai accontentato dell’esistente, nel solco di un cammino ideale nei valori, quanto operativo negli strumenti adeguati per dare risposte al governo finanziario europeo - come sarebbe un “MES comunitario” e non più inter-governativo.



Niccolò Rinaldi, presidente MRE


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