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AMERICA AMARA - Il patto sociale, 15 novembre 2020

T

ra poco avrà luogo la più controversa proclamazione del nuovo presidente, e si leggono e ascoltano molte cose a sproposito sull’America – un paese nel quale bisogna esserci stati, averci lavorato, per capirlo appena un po’. O almeno conoscerne la costituzione, la più antica in vigore ed un modello di sintesi – poche, chiare norme senza fronzoli. Agli originali sette articoli, che regolano i rapporti tra stati e dimensione federale o i poteri del presidente, nel 1791 furono aggiunti i primi dieci “emendamenti”. La paradossale sequenza dei primi due emendamenti spiega molte cose per capire l’America.

Il primo sancisce i diritti di libera espressione, associazione, culto (e siamo ancora a fine ‘700), e quella libertà della stampa che marcherà fino a oggi l’America che più amiamo. Subito dopo questo manifesto progressista delle libertà USA, il secondo emendamento parla di qualcosa di molto diverso, anche se forse solo in apparenza: il diritto per ogni cittadino di possedere delle armi, confermato ancora nel 2008 dalla Corte Suprema. È probabile che nessun’altro paese al mondo riconosca con rango costituzionale il diritto di andare in giro armati, anche con armi da guerra, tanto importante da essere posto subito dopo le garanzie alla piena espressione della persona. Non sorprenda allora che il Presidente Trump si è fatto ritrarre vestito da borghese e armato, in un paese dove solo nel corso di quest’anno sono state venduti 17 milioni di armi – per lo più armi da guerra semiautomatiche e automatiche, alcune delle quali possono sparare fino a 15 colpi al secondo.

Il primo e il secondo emendamento plasmano le due Americhe che ci sono sempre state e continueranno ad esserci. Come ha ricordato un ottimo articolo di Critica Liberale, queste due Americhe si sono combattute in una delle più cruenti guerre civili moderne – oltre 600.000 morti, e un presidente, Lincoln, assassinato alla conclusione di una lotta che quindi non doveva finire e ancora continua. Ci sono stati Martin Luther King e il Ku Klux Klan, il Vietnam e la beat generation, ora la vittoria di Biden e il popolo di Trump, che non si disperderà e che ha mietuto simpatie anche tra tanti italiani, desiderosi di simpatizzare per i modi irrituali di una pericolosa follia al potere. Queste due Americhe di rango costituzionale raramente si ritrovano insieme, ma può accadere. Ad esempio, a mio avviso, nella seconda guerra mondiale (più che nella prima), dove l’intervento per salvare le democrazie europee in nome di un concetto di libertà che anche in Italia avevamo perso, si è combinato con la forza di un popolo in armi, avvezzo a combattere e dimostratosi una straordinaria macchina militare.

L’Europa fu salvata da quell’America unita e potente. In questi anni l’Europa ha avuto la saggezza di non seguire Trump quando ha voluto distruggere l’agenda contro i cambiamenti climatici, il multilateralismo, a tratti addirittura la lotta alla pandemia, e l’accordo di libero commercio con l’Europa e quello col Pacifico, il dialogo in Medio Oriente e l’accordo sul nucleare in Iran. Molto altro verrà fuori sulla presidenza Trump – un piccolo assaggio lo ha dato la recente rivelazione di OpenDemocracy degli investimenti di oltre 50 milioni di dollari spesi da gruppi vicini a Trump per contrastare in Africa la contraccezione, l’aborto, l’educazione sessuale. Ora l’Europa ritroverà un alleato più affidabile, ma deve sapere che l’America del secondo emendamento è sempre pronta. E della prima è come lo specchio.


Niccolò Rinaldi

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